Area tematica 2017 - Euromineralexpo Torino

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Edizione 2017


MINERALI DELLE ALPI
Le Alpi italiane hanno regalato tesori di inestimabile bellezza a importanti collezioni pubbliche e private, oltre ad offrire alla mineralogia un gran numero di specie tuttora esclusive del territorio e di grande interesse scientifico.
Cristalli e gemme che hanno reso famose le Alpi italiane.  
Accanto a splendidi campioni di minerali alpini, saranno infatti esposte preziose gemme e pietre dure ricavate dagli stessi cristalli. Alla tenacia e perseveranza dei cercatori, si unisce qui l’abilità e la pazienza dei tagliatori, in grado di valorizzare luce e disegni nascosti nelle pietre grezze. Sarà dunque possibile ammirare quarzo, granato, berillo nelle varietà acquamarina e smeraldo, diopside, vesuvianite, minerali di manganese, tra cui rodocrosite, rodonite, joanhnsenite, e una nutrita serie di specie minerali, anche rare, sia nel loro aspetto naturale, che nell’interpretazione data dall’uomo alla loro bellezza.

Sardegna: Un breve viaggio nella sua mineralogia
Le tematiche 2017 strizzano l’occhio alla Sardegna, splendida isola del Mediterraneo ricca di antiche miniere e tesori mineralogici. Questo primo approccio vuole dare un valido esempio della varietà mineralogica delle sue famose località, e rendere omaggio alla bellezza e unicità dei cristalli che negli anni hanno arricchito le collezioni di importanti Musei e semplici appassionati. Un viaggio tra Iglesiente, Arburese, Sulcis, tra miniere di argento e rame, in località divenute ormai un classico nel panorama della mineralogia mondiale.
I campioni di questa splendida isola saranno  visibili in occasione della 20° Edizione di MINA, allestita nello spazio balconata

LA COLLEZIONE TORTI
Roberto Torti, nato a Massa Marittima (Gr) il 28/9/1937, si diplomò alla scuola per periti minerari della sua città nel 1957. Dopo alcuni anni di attività in Toscana, nel 1960 giunse alla miniera di Traversella, presso Ivrea (To). In seguito al mitico ritrovamento, avvenuto in quegli anni in miniera di una grande geode di cristalli di quarzo ametista, di cui Torti raccolse personalmente cinque cristalli pluricentimetrici (che, a detta sua, furono i primi campioni della sua collezione mineralogica), iniziò a raccogliere minerali. Fu per circa un decennio, caposervizio della miniera di Traversella e continuò ad accrescere la sua collezione, anche con campioni di diversa provenienza, finché, nel giugno del 1986, cedette al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino 266 esemplari mineralogici di grande pregio.

VAL FORMAZZA
Nel 2014 un appassionato cercatore e collezionista lombardo durante un’escursione in Val Formazza ha fatto un ritrovamento di quarzi con cristalli di notevoli dimensioni e forma cristallina insolita per questa località.
Una parte dei campioni di questo ritrovamento saranno visibili all'interno dell'area tematica di questa edizione.

I FOSSILI DELLE ARGILLE ASTIGIANE
Anche quest’anno l’Ente Aree Protette Astigiane in occasione della 46° edizione della mostra mercato Euromineralexpo, continua con l’esposizione di alcune recenti acquisizioni del Museo Paleontologico dell’Astigiano. Queste sono costituite da esemplari di molluschi fossili molto particolari e porzioni di tronchi fossili mineralizzati, tutti provenienti da giacimenti affioranti lungo il corso del Fiume Tanaro, in prossimità della città di Asti.
Una carrellata dei più importanti e rari fossili di questi sedimenti astigiani provenienti dalle argille plioceniche risalenti a 5 milioni di anni fa circa comprende i coralli piritizzati, i bizzarri molluschi gasteropodi del genere Xenophora con specie rarissime e dalla conservazione eccezionale, caratteristici per agglomerare sul bordo del guscio altre conchiglie e il più grande gasteropode fossile del Pliocene italiano la Charonia lampas.
Novità interessante sono alcuni esemplari di Vermetidi, cioè gasteropodi con la conchiglia tubolare a crescita irregolare che in questo caso hanno raggiunto dimensioni ragguardevoli e non comuni, inoltre queste strutture rigide, sul fondo dell’antico mare, formavano una base d’ancoraggio per diversi organismi, infatti nei campioni esposti si possono osservare dei Balanidi (Artropodi Cirripedi) che si sono attaccati ai Vermetidi e caso del tutto eccezionale un Echinoide (riccio di mare irregolare), che conserva ancora il guscio, ha trovato la sua tana proprio in mezzo a queste conchiglie.
Eccezionali sono le tre specie diverse di ossi di seppia con conservazione ottimale, in parte piritizzati. Questi fossili sono vere e proprie rarità sia per la casualità dei ritrovamenti, sia per la difficoltà della conservazione della struttura dell’osso di seppia.
Le seppie sono cefalopodi, classe che comprende anche i polpi, i calamari, i nautili e gruppi ormai estinti come le ammoniti e le belemniti. Le seppie hanno una particolare conchiglia interna, il cosiddetto “osso di seppia”, che si presenta porosa e leggera, concamerata in setti molto fitti. Questa particolare struttura ha un significato funzionale preciso, permette al gas azotato ivi contenuto di passare tranquillamente attraverso le porosità favorendo il galleggiamento dell’animale, tramite opportune regolazioni di pressione.
Si può facilmente comprendere la difficoltà della fossilizzazione di strutture così delicate e fragili come gli ossi di seppia. Infatti, per conservarsi questi resti dovevano trovarsi in condizioni particolari, cioè in ambienti sedimentari profondi, molto tranquilli, con bassa ossigenazione del fondo e con tassi di sedimentazione abbastanza alti, in modo da essere sepolti velocemente da depositi che li isolassero dalle acque permeanti. Queste condizioni sono proprio quelle testimoniate dalle argille del Fiume Tanaro.
Infine, una sezione è dedicata ai ritrovamenti di legni fossili che con varie tipologie e conservazione rendono questi reperti tipici di questa località. Tra questi, oltre a porzioni di tronchi più o meno “lavorati” dall’azione  protratta nel tempo delle acque del fiume che ne ha modellato le forme, spicca un campione conservato per silicizzazione con formazioni di calcedonio azzurro.
Questo a conferma che questo tratto del fiume si rivela sempre più un importante giacimento fossilifero
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